Dante di destra? Solo un Ministro di estrema destra può pensarlo
Dmitrij Palagi*
Il fascino dell’estrema destra italiana per Dante non è una novità. Dovendo riciclare il proprio immaginario all’indomani della seconda guerra mondiale, ha scelto da anni di investire sul mitologico passato.
Il Ministro della Cultura ha iniziato con un classico della sua area politica, nell’estratto fatto circolare ieri dalla stampa: il vittimismo. Avrebbe sempre remato controcorrente nella sua vita. Un altro presunto caso italiano di underdog, uno sfavorito molto fortunato, visti i tanti incarichi ricoperti nella sua vita. Se sono tali lui e la Meloni, come definire le precarie e i precari che operano nei beni culturali?
Il Sommo Poeta fiorentino è stato tirato in ballo come alternativa a Gramsci e Togliatti. Ha detto il Ministro ieri: all’egemonia della sinistra si deve rispondere liberando la cultura. Per liberare la cultura si fa un triste gioco di appropriazione indebita. Se non provenisse da una figura del Governo nazionale, tale affermazione non meriterebbe neanche una risposta.
Ma mentre seriamente le comunità scientifiche discutono su quanto siano valide le categorie di ghibellini e guelfi, guelfi bianchi e guelfi neri, su quanto fosse sistematica la cultura politica proposta dalle filosofie tra XIII e XVI secolo, ecco arrivare il nuovo Ministro della Cultura dell’Italia: la mortadella è comunista, Dante è di destra.
* Responsabile cultura e formazione, Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea
Immagine Dante e il suo poema, Domenico Michelino, Santa Maria del Fiore, Firenze