Adesione alla mobilitazione nazionale per la cultura del 23 febbraio
Stefania Brai*
Rifondazione comunista è a fianco delle lavoratrici e dei lavoratori dello spettacolo e della cultura che hanno indetto la giornata di mobilitazione nazionale del 23 febbraio per la difesa dei propri diritti e del diritto alla cultura (“Professionisti Spettacolo e Cultura – Emergenza continua”).
Nel nostro paese è “emergenza cultura” ormai da più di 20 anni: tutti i ministri che si sono succeduti fino ad oggi hanno portato avanti politiche di privatizzazione della cultura e delle sue istituzioni e di dismissione del ruolo dello Stato. Dalla trasformazioni delle istituzioni culturali pubbliche in fondazioni di diritto privato al “decreto valore cultura”, dalla precarietà e occasionalità dei grandi eventi e dei “bonus” fino alla promozione del “mecenatismo” culturale e delle agevolazioni fiscali per i privati in sostituzione del finanziamento pubblico.
Rifondazione comunista è a fianco delle lavoratrici e dei lavoratori dello spettacolo e della cultura per dire no alla dismissione dell’intervento pubblico che fa del mercato l’unico filtro regolatore della produzione e della fruizione della cultura; per ribadire che la cultura, la conoscenza e la formazione sono un “bene pubblico”, un diritto inalienabile sancito dalla Costituzione che solo l’intervento pubblico può garantire; che investire in cultura ha un valore strategico non solo sul piano economico, ma principalmente per l’utile culturale e dunque sociale che produce; che il patrimonio storico, artistico e culturale del nostro paese deve essere sostenuto, tutelato, restaurato e “difeso” dalla Repubblica; che vanno messe in campo politiche economiche e sociali che garantiscano a tutti l’accesso ai luoghi di produzione e di fruizione culturale; perché sia garantito un sostegno strutturale a tutte le imprese indipendenti di produzione e fruizione culturale. Vanno finalmente approvate leggi di sistema che rimettano al centro l’opera e l’autore e non le grandi imprese e che garantiscano fondi pubblici per liberare il patrimonio e la produzione culturale ed artistica dalle logiche e dai condizionamenti del mercato. La cultura non è una merce.
Contro ogni politica di “bonus”, Rifondazione comunista chiede che si esca dalla drammatica crisi sociale e culturale di oggi riconoscendo finalmente tutti i diritti dei lavoratori della cultura. Per questo il Prc presenterà proposte di riforma del lavoro nei settori della produzione e dei beni culturali: perché sia garantito il rispetto del contratto nazionale, perché siano garantiti a tutte le lavoratrici e i lavoratori della cultura ammortizzatori sociali, malattie professionali, infortuni sul lavoro, maternità, diritto alla pensione. Per mettere fine alle false partite iva che costringono artisti e lavoratori della cultura ad essere imprenditori di se stessi. E perché sia finalmente riconosciuto il carattere “intermittente” del lavoro culturale: il lavoro apparentemente “sommerso” è in realtà lavoro a tutti gli effetti e come tale deve essere remunerato e tutelato.
Infine perché sia garantito un reddito di base per tutte e tutti coloro che non hanno reddito o con un reddito insufficiente per vivere.
*Responsabile nazionale cultura del Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra europea